venerdì 25 novembre 2011

INTERNET, LA BIOLOGIA
E L’INTELLIGENZA UNIVERSALE

L’incipit di questo articolo non può che essere un’apologia rivolta ai miei cari fedeli lettori, che da settimane ormai mi richiedono la pubblicazione del nuovo articolo del blog: chiedo venia! Nonostante non si tratti di una giustificazione per l’inatteso ritardo, questo tempo supplementare mi ha permesso di aggiungere preziose tessere al puzzle argomentativo riguardo la tematica che ho scelto: Internet, la biologia e l’intelligenza universale. Quale connessione?
All’inizio del secolo scorso, gli studi di fisica quantistica ribaltarono completamente i precetti della meccanica newtoniana, ormai comprovati da tempo; si osservò che ciò che funzionava nel “macrocosmo” sembrava non funzionare affatto nel “microcosmo”. Così, scoperte sconcertanti ed affascinanti furono in un certo senso lasciate chiuse in un cassetto di laboratorio, in quanto il mondo non appariva pronto ad accettarle e ad integrarle nel proprio sistema di regole. La scienza definita “moderna”, aveva basato tutti i suoi assiomi sul concetto “vedere per credere”, ma, cercando di “vedere” come si comportavano le particelle quantiche in laboratorio, gli scienziati si accorsero che ne modificavano il comportamento: l’osservatore modificava la realtà osservata, interagendo con essa! No, no.. decisamente era ancora troppo presto.. e, nonostante si fosse ormai osservata una nuova struttura dell’atomo, sui banchi di scuola gli studenti continuavano (e continuano!!) a studiarne un modello ormai obsoleto, ma la cui spiegazione decisamente non necessita che vengano messe in campo tematiche che inspiegabilmente il sistema scolastico non considera ancora “assodate”.
Tra queste tematiche, non si può non rimanere affascinati dal concetto di entanglement. Il fenomeno di entanglement dice che due particelle generate da uno stesso evento energetico rimangono connesse tra loro (anche poste ai due lati opposti del globo) ed interagiscono simultaneamente e senza causa-effetto, ovvero seguendo il principio di atemporalità e di non-località. Persone che sviluppano una forte relazione di risonanza energetica vibrazionale (su qualsiasi piano, fisico, emotivo, mentale, spirituale..), come due partner, i membri della stessa famiglia, amici molto stretti, ecc, condividendo esperienze di connessione, sviluppano una sorta di “legame” che le rende entangled tra loro, permettendo una sottile ma intensa interazione a distanza. Ma c’è di più. Membri appartenenti alla stessa specie animale mostrano una connessione energetica da non sottovalutare. E’ stato osservato che, insegnata una specifica abilità ad un gruppo di scimmie di una particolare specie confinate su un’isola, raggiunta la massa critica dell’1% della popolazione mondiale di scimmie di quella data specie, improvvisamente anche le scimmie di quella stessa specie site in altre località del globo mostravano di  possedere quella data abilità, come se “l’informazione” fosse permeata a livello energetico, attraverso una connessine vibrazionale. Ma c’è ancora di più. Come non possiamo considerare il Big Bang come l’evento energetico unico per eccellenza che ha generato il tutto? E quindi come non considerare l’esistenza di una “connessione globale” che unisce ogni singolo atomo nell’Universo..? Ma, scusate.. di cosa siamo fatti tutti noi, se non di atomi..? Polvere di stelle..
Ciò che vale in laboratorio, vale anche nella vita reale. Come vedete, i concetti considerati “new age” sono in realtà supportati da leggi fisiche più che provate! Quindi, smettiamola di considerare “caso” ogni volta che pensiamo ad una persona e questa dopo poco ci chiama..;-)! E per questo rimando all’articolo “Coincidenze ed eventi sincronici”..
Se osserviamo l’organizzazione cellulare all’interno del nostro corpo, ci rendiamo conto che si tratta di un esempio di disegno cosmico di amore universale, il tutto regolato da un’intelligenza superiore che sfrutta una sorta di internet biologica. Ogni cellula lavora “senza egoismo”, per un bene superiore, ovvero per il benessere dell’intero organismo. Le cellule comunicano tra loro e si adattano, senza opporsi al cambiamento, a qualsiasi situazione; collaborano con le altre ed interagiscono in comunione d’intenti. Ogni cellula ha specifiche funzioni in base ai ritmi universali, che svolge con la massima efficienza, in sintonia con le altre. Ogni singola cellula esprime appieno la capacità di donare, il che rende automatico il gesto di ricevere, rendendo il tutto un ciclo “vitale” di energia. Le cellule danno tutto ciò che sono in grado di donare, fino a sacrificare se stesse, e trasmettendo la loro “immortalità” nelle cellule figlie.
All’inizio del mese di ottobre ho partecipato nuovamente ad un corso di Bruce Lipton e questa volta ho avuto la possibilità di dialogare brevemente con questa straordinaria persona: un arricchimento meraviglioso! Durante il seminario Bruce ha posto l’accento sull’evoluzione frattale, sia nel tempo che nella complessità. Mi spiego meglio: dal punto di vista del tempo, l’evoluzione non avviene senza soluzione di continuità, bensì attraverso periodi di apparente stasi o progressione graduale seguiti da improvvisi salti quantici; mentre, dal punto di vista della complessità, tutte le variazioni animali del pianeta rappresentano sistemi multidimensionali di diversa complessità, costruiti essenzialmente a partire da modelli iterati degli stessi tipi di cellule. Ma quando avvengono i salti quantici evolutivi..? Osservando la storia e la biologia, appare evidente che il salto quantico avviene quando il sistema presente non è più “sostenibile” e le due alternative poste a bivio sono: soccombere o  evolvere verso un “livello” superiore.
Andiamo a ripercorrere i principali salti evolutivi che hanno portato alla “nascita” dell’essere umano. La comparsa delle prime forme viventi sulla Terra, risale al periodo delle cellule procariote, cellule batteriche piccole e semplici. Quando queste cellule cominciarono ad aumentare la loro complessità e quindi si rendeva necessario un aumento di volume a seguito del quale la membrana esterna non sarebbe stata più sufficiente a fungere da barriera protettiva e quando quindi la stessa spinta evolutiva rischiava di diventare il limite all’evoluzione stessa, l’imperativo biologico di sopravvivenza all’interno di un più grande disegno della natura portò le cellule procariote a riunirsi in comunità, per condividere collettivamente sia una superficie più ampia che un’aumentata consapevolezza. La comunità procariote, avvolta e protetta nel più resistente biofilm, poté evolvere in una forma di vita più evoluta, ovvero gli eucarioti, divisisi poi in protozoi e cellule vegetali. All’interno della comunità avvenne un processo di cooperazione e di specializzazione, portando così alla formazione di quegli organelli cellulari che diedero slancio ad un salto evolutivo verso una maggior complessità. Secondo la biologa americana Lynn Margulis, cita Lipton, “la vita non si è impadronita del globo combattendo, ma organizzandosi in una rete”, contrariamente all’idea darwiniana della continua competizione tra individui e specie. Nonostante la presenza del citoscheletro, importante sostegno interno delle cellule eucariote, all’aumentare della complessità evolutiva si ripropose lo stesso limite relativo alla membrana già visto riguardo le cellule procariote: un altro potenziale “punto morto” evolutivo. Nuovamente, le singole cellule eucariote iniziarono a riunirsi fisicamente in comunità, portando ad un nuovo salto quantico: siamo al periodo pluricellulare. All’inizio si trattava solo di semplici organismi coloniali, tuttavia, con l’aumentare della densità di popolazione di queste comunità, non era più efficiente che tutte queste cellule facessero la stessa cosa e di conseguenza le cellule iniziarono ad esprimere funzioni specializzate, andando a costituire muscoli, ossa, cervello e così via. Tutto ciò portò progressivamente alla costituzione di organismi pluricellulari altamente complessi, in grado di assicurare la sopravvivenza di comunità composte da trilioni di cellule. Ma, in un ambiente impervio ed ostile, popolato da diversi organismi pluricellulari complessi, era rischioso per un singolo individuo condurre una vita “isolato”. Passiamo quindi, attraverso l’ennesimo salto evolutivo, al periodo sociale. I membri individuali di certe specie iniziarono ad unirsi in organizzazioni sociali per aumentare le loro possibilità di sopravvivenza, comunità specifiche che assumono vita propria come “super-organismi”.
Questo modello suggerisce che lo stadio successivo dell’evoluzione umana non avrà tanto a che fare con “mutazioni” all’interno degli esseri umani individuali, quanto piuttosto con il modo in cui gli esseri umani si radunano in comunità. Quello che ora ci aspetta è l’evoluzione verso un livello più elevato di comunità di esseri umani: l’umanità. La civiltà umana attualmente sta lottando con la sua stessa esistenza: stiamo vivendo in un sistema che non è più sostenibile, dal punto di vista economico, emotivo, spirituale, mentale.. Siamo sul punto di sperimentare il prossimo salto evolutivo, l’autentica espressione della comunità umana. L’alternativa, come in passato, sarebbe soccombere. Tutto dipenderà da noi e dalla nostra singola scelta individuale, la cui risultante sarà la scelta della collettività umana.
E.. ricordate all’inizio dell’articolo l’esempio relativo alle scimmie, mentre parlavo di entanglement? Basta solo l’1% di individui per costituire la massa critica necessaria per compiere il salto quantico. Credo fermamente che in mano ad ognuno di noi ci sia la responsabilità globale per il futuro dell’umanità. Ognuno di noi è parte del tutto e con il tutto interagisce. Ognuno di noi può essere quel singolo individuo dalla cui presenza o assenza può dipendere il futuro della nostra specie e dell’intero pianeta.
Forse è questo il segnale che volevano lasciarci i Maya, quando rappresentarono al centro del calendario a chiusura del Lungo Computo il volto dell’Uomo.. tutto dipenderà dalla scelta dell’Uomo.. e, in ogni caso, sarà la fine del mondo per come l’abbiamo sempre visto.. Siamo alle porte del cambiamento.. Non fingiamo di chiudere gli occhi di fronte alla coincidenza tutt’altro che casuale che ha portato popolazioni lontane nel tempo e nello spazio ad identificare lo stesso momento astrologico (che, attenzione, non ha nulla a che vedere con i ridicoli spettri numerologici di fine millennio) come momento di cruciale cambiamento. Dal calendario Maya al Libro dei Morti degli antichi Egizi fino alle effigi dei templi cambogiani.. tutto conduce allo stesso momento..
Abbiamo bisogno di un mondo in cui ogni singolo individuo collabori per un bene superiore, un mondo in cui la ricchezza sia misurata da un vero benessere globale, sulla base di un’etica universalmente condivisa, un mondo in grado finalmente di percepire la realtà dietro le apparenze e di conoscere le energie sottili che ci rendono connessi con il tutto e con la nostra matrice divina.. Solo allora saremo pronti a volare verso nuovi orizzonti e a comunicare con comunità appartenenti a mondi lontani.. Le onde che sfruttiamo per le nostre connessioni internet ci servono per comunicare fino a che non saremo in grado di decodificare le onde cerebrali tra mittente e ricevente per attuare una comunicazione telepatica: ciò che una volta era fantascienza è entrato a far parte della scienza: cosa ci impedisce di pensare oltre..? I limiti sono solo quelli che la nostra rigida mente ci impone.. ma, ogni volta che quei limiti sono stati sfidati e superati, abbiamo compiuto un balzo evolutivo..
Mi piace nuovamente citare il concetto di Fabio Marchesi di Universo Exotropico, ovvero di un universo volto all’evoluzione costante verso un disegno d’amore più grande. In ogni istante possiamo scegliere ove direzionare le nostre scelte e di conseguenza come contribuire all’umanità intera.. Ognuno di noi è una goccia senza la quale il mare non sarebbe più lo stesso.. La responsabilità è in mano ad ogni singolo individuo.. Anche la persona più “piccola” può cambiare il destino del mondo..